lunedì 23 gennaio 2017

Tempo

Vi lascio con un appunto (forse l'ultimo): che aldilà delle implicazioni della relatività un batter di ciglia dura sempre un attimo per il crononauta, sia che se ne stia immobile, sia che viaggi a velocità relativistiche, il suo tempo se lo porta con sé. Ha un ben dire quello che sono passati ottant'anni dalla partenza, a noi che abbiamo viaggiato veloci sembra passata una normalissima settimana, le unghie delle mani sono cresciute allo stesso ritmo, così come quelle dei piedi, per non dire della barba. Dicevo a mia madre: è bello vedere il fiammifero che si accende in slow motion, ma allora il nostro tempo è arbitrario, tarato semplicemente sulla nostra coscienza, che ne possiamo sapere, noi, della vita e della morte se tutto è a misura dell'uomo? «L'uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono». Resta fuori un bel po' di roba, per dirla kantianamente, anche solo pensare che la coscienza si generi nel e dal cervello (e chi lo mette in dubbio?), la realtà si dà una forma attraverso l'apparecchio ricevitore, il quale a sua volta appare tale solo attraverso se stesso: chi riceve il ricevitore? Ce n'è abbastanza per andare a dormire.

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