martedì 30 giugno 2015

Alfred Kubin parte prima



Sono stanco, non sto in piedi, mi sento male, ho una leggera aritmia al ventricolo sinistro e al netto dell'ipocondria e dei falsi allarmi lascio qui il mio testamento spirituale prima che mi cada di mano la penna con tutto il calamaio. Ora, abbiamo già stabilito che la vita, in sé, non vale nulla di più di quel che è: mera generazione di esemplari che vanno a sostituire altri esemplari in un frenetico e continuo schiumare di onde, le onde del destino (citazione cinematografica, pregasi appuntare). Se vi credete unici e comunque degni di vivere più a lungo di un qualsiasi moscerino della frutta è per via di quell'istinto di sopravvivenza e quella volontà di vivere che come una subroutine viene richiamata alla coscienza e interviene nei momenti più disparati (e disperati) a garanzia della riaffermazione dell'io. Aprite bene le orecchie: è pura suggestione il credersi degni di vivere, pure suggestioni le necessità dell'io. E ricadenti nella suggestione le narrazioni idealistiche, gli accademici appelli alla ragione. Viventi ottenebrati, in balia di stati lisergici indotti da secrezioni ormonali (la riproduzione, la più grande fra le suggestioni). E così, suggestione dopo suggestione, pensiamo di restituire un senso alla vita finché un bel giorno, semplicemente, crepiamo, e allora addio alla volontà, addio per sempre al mondo e a tutto quel che contiene (posso morire contento).

lunedì 29 giugno 2015

Penultimo sirtaki ad Atene

Dice Tzipras che l'Ue non puntava tanto all'accordo quanto ad avvicinarli alle loro posizioni. Ma no, ma che scoperta. L'Ue è un apparato piuttosto organizzato, non considera nemmeno lontanamente l'eventualità di essere dalla parte del torto, il governo greco, al confronto, una masnada di disperati, e cosa possono fare i disperati giunti all'ultimo stadio della loro disperazione se non fare leva sul vittimismo e sperare di intenerire qualcuno? Per tanto che presti soldi ai greci, loro non te li restituiscono, perché hanno da colmare una voragine. Allora si fa come con i bambini: se fai i compiti poi ti compro le figurine, prima i compiti però. Ma quelli al posto dei compiti ti presentano le fotocopie degli appunti, è normale che alla maestrina girino le palle. Vuoi mettere in dubbio l'autorità scolastica? Prego, si accomodi, ma allora ti serve una rivoluzione culturale, e la questione dei compiti a casa si trasforma di colpo in questione filosofica. Del resto, va da sé, sono greci. La questione è interessante perché qui i nodi vengono al pettine: o scegli di seguire il piano didattico ufficiale oppure lo fai decidere all'assemblea studentesca. Si ripropone però fastidiosa la solita domanda: e i soldi chi ce li mette? Per pagare i bidelli, la pulizia delle scale, il riscaldamento e tutto. Ce li prestate (di nuovo) e questa volta avete la nostra parola che li useremo meglio. Va be', compagni, fate un po' come vi pare però non lamentatevi se poi nessuno vi scuce più un euro.

domenica 28 giugno 2015

Ultimo sirtaki ad Atene

«massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo»

Per come la vedo io la Grecia è un meridione all'ennesima potenza, potremmo dire l'idea platonica di tutti i meridioni d'Europa: familismo, corruzione, gestione allegra della cosa pubblica, vocazione assistenzialista, ricchezza concentrata aristocraticamente nelle mani di poche famiglie note, in generale un'idea classista della società che rimanda alle telenovelas sudamericane (Los ricos también lloran). Dall'altra parte della barricata, quel capitalismo nordico e protestante che vorrebbe invece imporsi come unico modello di riferimento in grado di indicare la via del progresso, come l'unico razionale e quindi necessario, fatale quindi che dallo scontro di questi due fronti si generi un uragano di proporzioni colossali, da forza 12 sulla scala di Beaufort. Intendiamoci, è legittimo pensare a un'alternativa al capitalismo nordico e protestante, poi bisogna vedere se sia praticabile. La realtà, dal canto suo, accade, spetterà poi agli uomini tentare di iscriverla entro uno schema, così da farla pendere da questa o da quella parte, secondo il gusto e le preferenze di ciascuno. Quel che è certo è che nemmeno la Grecia è innocente, che non è la semplice vittima sacrificale alla mercé della crudeltà del capitalismo e della speculazione finanziaria, perché tu puoi essere contro il capitalismo finché vuoi, ma se pensi di contare solamente sulla buona coscienza del prossimo tuo per tirare a campare, è chiaro che rischi di fare la fine del trapezzista senza rete o peggio del parà senza paracadute: Dio non voglia che ci pigliamo il contagio, facciamo a fidarci di Padoan, facciamo i sudditi speranzosi.

venerdì 26 giugno 2015

Intervallo

E' un periodo che non ho tanta voglia di scrivere ma niente di grave, basta aspettare un po' che poi torna. Nel frattempo spero voi stiate tutti bene. Alla prossima.

lunedì 22 giugno 2015

A voi piace un mondo un così

Pensavo, e quando dico "pensavo" dovreste cominciare a preoccuparvi, che sarebbe stato meglio non essere. Dai, scherzavo, non voglio ricominciare. Ma venivo a sapere, tramite Omicidi a Sandhamn, che in Svezia esiste gente che paga un divano 20.000 corone (€ 2 165,57138), un divano e basta, mica un divano letto. Ma tieniti pure il tuo divano del picio. Tutti architetti, tutti arredatori gli svedesi, partiti dai fiammiferi, si son montati la testa. Già ho pagato il nostro fin troppo, che a metà scala mi veniva voglia di buttarlo giù per la tromba, il pezzo d'artigianato. Il genere umano si è talmente abituato alla sua stessa idiozia che nemmeno più se ne accorge e gli pare naturale poggiare il culo su 2 165,57138 euro. Capisco che per voi dipreisti duemila euro non siano nulla, ma nemmeno se li avessi, buttare via i soldi così... solo a mettere su famiglia. E allora, se ti sembrava già troppo il divano, caro mio preparati al salasso: sotto con la cameretta, il lettino, il passeggino, la carrozzina, che te li fanno pagare come se figliare fosse un lusso e la paternità un privilegio da taglieggiare (che tanto lo sanno, ti prendono in un momento di debolezza, ti incastrano), e chi ve la sovvenziona la famiglia, Elton John, Adinolfi? A voi piace un mondo un così.

domenica 21 giugno 2015

La cospirazione dei poteri forti

Non si tratta di semplice rigurgito reazionario o di istinto di conservazione, c'è di più. C'è un papa latouchiano in tutto e per tutto con i suoi edificanti inviti alla decrescita e al rispetto della Natura (qui intesa nel senso più ampio), c'è che «l'ideologia del genere è funzionale alla globalizzazione, i diritti degli omosessuali sono un'arma di distrazione di massa» (del resto, non è proprio l'Europa delle banche e dei banchieri a votare a favore del riconoscimento delle unioni civili e del matrimonio tra persone dello stesso sesso? Tutto torna). La lunga marcia della liberazione omosessuale fa perno sulle libertà individuali, si nutre di liberalismo, ma forte soffia il vento dell'egualitarismo di ritorno. Si accusano gli omosessuali di essere funzionali all'ideologia capitalista, di fare mercimonio della famiglia e dei valori etici e morali, di comprarsi i figli come al supermercato, di ridurre la famiglia a capriccio da soddisfare come si trattasse di comprare una birra per calmare la sete (o l'hamburger per calmare la fame). Io non sono il più indicato a dare un giudizio equilibrato sulla questione, io la penso quasi come certi giovani socialisti svizzeri, e cioè che il matrimonio è una costruzione obsoleta, almeno nell'ambito dell'occidente più avanzato. Il matrimonio perde forza non già a causa della volontà annichilente degli omosessuali, casomai sono gli omosessuali che traggono beneficio dall'indebolimento dell'istituto matrimoniale, ma lasciamo perdere che è come pretendere di far volare gli asini. La questione è presto detta: o accetti la liberazione omosessuale in toto e come un dato di fatto, oppure inutile pretendere di rispettarli ma a patto che se ne stiano al loro posto e non si facciano troppo notare (tanto è inutile, finché si continuerà a pensare che l'omosessualità sia un carattere appreso e trasmissibile per contagio non se ne verrà mai a capo; secoli e secoli di civilissima educazione cattolica non hanno potuto ugualmente estirpare il demone della frociaggine, anzi, da quella stessa cultura talvolta cullato e tollerato, se non proprio nutrito, e allora, che ci veniamo a raccontare?). (per intenderci, Le fate ignoranti in quanto a pericolosità è paragonabile alla peste bubbonica, qui c'è in ballo la sopravvivenza della civiltà cristiana e occidentale).

mercoledì 17 giugno 2015

Mano nella mano con quell'africano

Se il popolo sentenzia che il problema sono i migranti, allora bisogna prenderne atto: il problema sono i migranti. A voi che sembrava che quello dei migranti fosse un problema secondario, ebbene, dovete ricredervi, il popolo sentenzia che i migranti sono il problema principale e tanto vi basti. L'avete voluta la democrazia? E allora vox populi, vox Dei, e si adeguino anche i partiti. Dico, ma in fondo, chi vuol davvero essere sommerso dai topi, dalla monnezza e dai clandestini? Nessuno. Vi ricorderete qualche tempo fa la psicosi degli stupratori rumeni, ecco, adesso gli stupratori rumeni non si portano più, adesso si porta l'africano che chiede la wi-fi, e quanto ti sta sul cazzo l'africano che viene a chiederti la wi-fi (è il segno dei tempi, bellezza, e tu non puoi farci niente).

martedì 16 giugno 2015

Beati monoculi in terra caecorum

Mi rimane solo un dubbio clinico, se a parlare di Renzi 1 e Renzi 2 fosse il Renzi 1 o il Renzi 2. Presumo l'1. E questa idea che il centro moderato, vero arbiter elegantiarum di tutte le fortune politiche, prediliga l'uomo dalle maniere spicce e dal piglio autoritario, la dice lunga. Mi ci gioco la macchina che il primo conducator ad essere eletto con l'Italicum sarà Salvini o un cinquestelle, alla faccia di tutti i piani golpisti di Renzi. Davvero troppo insostenibile la leggerezza del suo essere, ci vuole la pancia, ci vuole la bava alla bocca per far attecchire la narrazione, altro che storytelling, ci vuole sangue e merda, ci vogliono le bestie feroci. Detto questo, la democrazia è ormai inifluente ai fini delle sorti di una nazione, tanto vale il modello cinese, che almeno alza il PIL. Tanto non è un problema di partecipazione quanto di qualità dell'elettorato, di tipologia antropologica. La qualità dell'elettorato determina la qualità della proposta politica. Puoi avere un'affluenza del 110% ma se 40 milioni di elettori sono costretti a specchiare la propria mediocrità in quella dei partiti e dei movimenti che volenti o nolenti si trovano costretti a votare, allora tanto vale. E' un corto circuito, un criceto che corre nella ruota, che tanto si danna ma che non avanza mai di un millimetro, è questa l'Italia (ricordare bene: «la qualità dell'elettorato determina la qualità della proposta politica»; scriverlo cento volte sul quaderno).

domenica 14 giugno 2015

That's it

In effetti più ci penso e più mi accorgo di questa sorta di strisciante razzismo culturale di cui è affetto l'occidente, di solito non ce ne curiamo perché lo viviamo da dentro, perché pensiamo che il nostro stile di vita coincida con il diritto della ragione, casomai è dopo che scendiamo dal pero, quando qualcuno che preme alle nostre frontiere ce lo fa notare e noi non lo capiamo o facciamo finta di non capire. Via, in fondo tutti noi pensiamo che l'atteggiamento occidentale sia il top in fatto di progresso, che l'ebola lo si sconfigge con la medicina e non certo con la stregoneria, però appunto non può sottrarsi, l'occidente, alla sua buona dose di ipocrisia quando si mette a cianciare di multiculturalismo. Volenti o nolenti, in tutto il mondo a farsi avanti come unico modello culturale è quello occidentale, che spiana tutte le differenze e riempie tutte le fessure, tollerando giusto quel poco di folklore autoctono funzionale all'industria del turismo, tenendo presente che pure le alternative no-global ricadono all'interno del modo di pensare occidentale.

«Una roccia contro la quale la corrente s'infrange»

Non ero ancora arrivato al libro quarto del «Mondo» e potete immaginare lo stupore nel leggere quelle stesse cose che un po' fumosamente mi erano venute da pensare qualche tempo fa. Il nostro amico, ça va sans dire, non solo le spiega più chiaramente ma pure con un certo stile.

"Nessun uomo è mai vissuto nel passato, nessuno vivrà nel futuro: solo il presente è la forma di ogni vita. [...] Il presente è sempre qui, insieme al suo contenuto: l'uno e l'altro rimangono fermi senza vacillare, come l'arcobaleno sopra la cascata. [...] Certo, se torniamo col pensiero ai millenni che sono trascorsi, ai milioni di uomini che sono vissuti in essi, vien da chiedersi che cosa furono, che cosa sia accaduto ad essi - Ma noi dobbiamo invece richiamare il passato dalla nostra vita e farne rivivere le scene nella fantasia, e poi chiederci nuovamente: che cosa è stato di tutto questo? Che cosa ne è accaduto? - Ciò che è accaduto alla nostra vita è accaduto anche alla vita di quei milioni di uomini. O dovremmo forse pensare che il passato, per il fatto di essere stato suggellato dalla morte, ottenga una nuova esistenza? Il nostro proprio passato, anche quello più prossimo, quello di ieri, non ha maggior consistenza di un sogno insignficiante della fantasia, e la stessa cosa accade al passato di tutti quei milioni di uomini. [...] Solo il presente esiste sempre e perdura immutabile."

E quindi, sulla sensazione di poggiare sopra la freccia del tempo come su un tapis roulant, e cioè di non essere noi a muoverci nel tempo ma viceversa:

"Possiamo paragonare il tempo a un cerchio che gira incessantemente: la metà che sempre discende sarebbe il passato, quella che sale il futuro; e il punto indivisibile superiore, che tocca la tangente, sarebbe il presente senza estensione: come la tangente non ruota assieme al cerchio, così neanche il presente [...] ruota insieme al cerchio del tempo. O anche: il tempo somiglia a una corrente inarrestabile, il presente a una roccia contro la quale la corrente s'infrange senza tuttavia trascinarla via con sé."

La civilissima Europa

Agli uomini, al consesso sociale, occorre dare in pasto una certa idea di normalità per essere lasciati in pace e quest'idea coincide grosso modo con la morale corrente, cioè vigente in un dato momento storico per un determinato contesto culturale. Nessuno sfugge a una certa dose di conformismo, conformarsi consola e rende la vita più semplice, per giunta ci si sente più sani se non addirittura dalla parte dei giusti. Detto questo, il linciaggio di Jassie Washington a Waco il 15 maggio 1916 ci mette in guardia dai rischi di una normalità talmente autoreferenziale da non mettersi più nemmeno in discussione anche di fronte all'abominio da lei stessa perpetrato. Siccome poi il razzismo degli anni duemila sostituisce al concetto di inferiorità biologica quello di inferiorità culturale, si pensa e si crede che per questo sia come svaporato, che non sia più il caso di parlarne, per giunta lo si maschera più facilmente dietro a considerazioni di carattere logistico (non abbiamo più posto, non sappiamo più dove metterli), ma rimane sempre il dubbio che per un'ipotetica invasione di cecoslovacche il posto lo si sarebbe trovato ugualmente. Quindi, o abbiamo il coraggio di fare come gli australiani che non fanno passare nemmeno un pelo di chihuahua, fosse anche il chihuahua di Johnny Depp (ma non ne siamo capaci), oppure continuiamo pure con questo tira e molla, per cui al richiamo della pietas cristiana corrisponde un diametrale not in my backyard, alla faccia della civilissima Europa, della carta dei diritti umani e pure del Je suis Charlie (sia detto che anche in casa mia non c'è posto).

sabato 13 giugno 2015

Punctum dolens

«La virtù non si insegna più di quanto non si insegni il genio: in essa, come nell'arte, il concetto è sterile e può essere utilizzato soltanto come strumento. Sarebbe dunque sciocco aspettarci che i nostri sistemi morali e le nostre etiche possano produrre uomini virtuosi, nobili e santi, come lo sarebbe aspettarci che le nostre dottrine estetiche possano produrre poeti, scultori e musicisti» (A. Sch.)

La conoscenza descrive e non prescrive, tuttavia tanto siamo abituati a piegare il mondo alla nostra volontà e tanto crediamo di poterlo cambiare a nostro piacimento che ad un certo punto qualcuno chiederà: e dunque, qual è la soluzione? Ah, le soluzioni... L'equivoco sta nel pensare che la sapienza debba guidare per forza di cose anche l'agire, e là fuori troverete pure dei giovani filosofi presi dal sacro fuoco della prassi che della vostra indolenza ve ne faranno pure una colpa: peccato d'accidia. La mia che è poi principalmente "dolenza", nel senso che mi dolgo del fatto che un'umanità senza i suoi vizi è veramente cosa impensabile, quasi mostruosa... Per esempio, volete sapere quando gli uomini smetteranno di essere disonesti? Quando non avranno più interesse ad esserlo (così come noi europei ci diciamo inciviliti per il fatto di non farci più la guerra, quando appunto non ne abbiamo più l'interesse e non perché siamo diventati più buoni).

giovedì 11 giugno 2015

La Lega ruggisce solo d'estate

Tutto si tiene come le perline infilate in una collana, intendo questo riversarsi di profughi nelle stazioni e la conseguente avanzata di quelli che ne approfittano per rastrellare voti. Tant'è che le elezioni si dovrebbero tenere sempre a dicembre, quando il mare è grosso e le condizioni sono avverse, che gli italiani si ricordano di essere razzisti solo con l'arrivo della bella stagione mentre a Natale, notoriamente, sono più buoni.

mercoledì 10 giugno 2015

La marcia di Esculapio

Staremmo freschi se tutto il discorso della politica si riducesse all'auspico di incappare come per miracolo nella persona onesta. L'unica cosa che si dovrebbe chiedere a un politico, per interesse e non già per moralismo, è che sappia amministrare bene il denaro pubblico. Per il resto gli incapaci, che siano onesti o meno, alla fine soccombono per legge di natura. Per capacità intendo l'abilità di realizzare gli obiettivi e soprattutto di saperli individuare. Per esempio Renzi ha un'idea un po' naïf dell'Italia che verrà, una specie di neorinascimento hipster, per il resto brancola nel buio. E' per questo che andrebbe giudicato, mica per la sua faccia da schiaffi. Non sappiamo far altro che perderci nella commedia, non ci stupiamo se poi ci suonano Azzurro al posto dell'Inno di Mameli, reminiscenze da strapaese (all'estero ci vedono giusto, ci hanno smascherato in un attimo).

lunedì 8 giugno 2015

Nicolaus Maclavellus magnifico Laurentio Medici salutem

A Erdogan bisognava raccomandare di prendere tutto il potere subito finché poteva, così invece, aspetta aspetta, e quando finalmente tutto era pronto per il grande passo quello è il momento che perdi la maggioranza. Tutto bisogna insegnargli. Se vuoi essere davvero un uomo di polso alla democrazia non devi lasciare nemmeno uno spiraglio, che quella germoglia con poco, esattamente come le formiche, che ne vedi una e non ci fai caso, tempo una settimana è ti ritrovi in casa la processione dell'incoronata. Impara da Putin. Intendiamoci, a me sta bene la democrazia, ma mi fa rabbia vedere le cose lasciate a metà, o il potere te lo prendi tutto, alla faccia delle anime belle, oppure non ti metti a fare l'uomo della provvidenza ma alla prima occasione ti fai fregare da un branco di indignati, è ridicolo. Ci vuole piglio nella vita.

domenica 7 giugno 2015

Voyage au bout de la nuit

Ogni tanto mi concedo anche un po' d'insonnia, così, tanto per alternare. Sarà il caldo. Prima c'era una che gridava "Carmelo!", un'intellettuale di Ibiza con castagnole al seguito. In lontananza riecheggiano grida scomposte, non si sa se di ubriachi o di gente a cui stanno togliendo la vita (vedremo domani sul giornale). Stavo concentrando gli sforzi nel tentativo di comprendere la differenza fra una ferula e un pastorale, problemi che occupano la mente in sommo grado mentre qua e là sbatacchiano finestre per via di un certo venticello che comunque non trova la forza di penetrare la quarta parete. Quella che s'è rotta dev'essere la ferula di Lello Scorzelli, un contorcimento plastico a metà fra il Giacometti e lo Schiele che rispecchia alla perfezione i travagli della Chiesa contemporanea (c'era un crocifisso simile nella chiesa che frequentavo da ragazzino, derubricato dalle perpetue a "clà roba muderna ca và adèss"). Saranno le allucinazioni uditive, ma mi è parso di sentire distintamente il raglio di un asino, un asino albino annunciante l'apocalisse. Un tocco di campana annuncia la mezz'ora. Per le stradine del Josefov, di notte, s'aggirava il Golem. E mastro Pernath che tentava di ricordare il suo passato. Qui c'è ben poco di magico, qui ci sono invece le macchine e fra un po' le spazzolatrici satellitari col loro baccano infernale a passare una mano di biacca sul volto scarmigliato della notte (madonna come sono poetico). Intanto, faccio notare, gli augellini han cominciato a cantare.

sabato 6 giugno 2015

Misanthropy (will be my epitaph)

Che dite se me ne esco con un "Renzi ha perso perché ha candidato gente che non era radicata nel territorio", oppure con un più originale "le disuguaglianze aprono fratture sociali"? Sarajevo: al Papa si è rotto il pastorale. Nel trambusto generale pare che il bastone sia caduto per terra e si sia rotto appena sotto il crocifisso: oscuri presagi. Di scorta non ce n'erano quindi si sono attrezzati riparandolo con lo scotch (foto). Rumsfeld: "Bush ha sbagliato, assurda l'idea di portare la democrazia in Iraq". E adesso me lo dici, che non c'è nemmeno più Tocqueville, la città dei liberi? (va là che il tempo è galantuomo). Ma stasera la notizia principale è la vittoria del Barcellona, c'è giusto un intellettuale col megafono sotto casa mia che festeggia manco fosse català. Certa gente non tiene proprio un cazzo da fare, un brufolo c'hanno al posto del cervello, io chiamerei la polizia e invece pare che li lascino scorrazzare liberi, questi decerebrati, perché siamo in democrazia, e così passa l'idea che sia consentita anche l'idiozia, la madre di tutti i piani inclinati.

giovedì 4 giugno 2015

Rebellion

Gerardo Bevilacqua piange come un vitello* e mio mi intenerisco. Nemmeno i voti dei parenti, stimati in 1.400. E poi, dice lui, 2.000 foto scattate nel segreto dell'urna che testimonierebbero la truffa. Io mi intenerisco, perché non posso veder piangere un uomo adulto, mi fa effetto. Ma com'è possibile che un candidato che riempie le piazze finisca poi per raccattare appena 521 voti, ma per chi l'hanno preso, per il sesto dei Pooh, pensavano fosse un cantante? Quest'uomo andava votato. Così sconsolato e preoccupato per il suo teatro, poi... io, davvero, sono contento di non essere caduto nella trappola di pigliarlo per il culo (Signori, questo è un uomo con dell'umanità dentro, e sono assolutamente serio).

martedì 2 giugno 2015

Syrtos e pidiktos

Dunque i greci devono dei soldi all'Europa ma non ne hanno, i greci chiedono soldi all'Europa per pagare i debiti contratti verso l'Europa. Con gli interessi. Io dico: a questo punto tu, Europa, presta alla Grecia l'esatto ammontare di denaro corrispondente al capitale più gli interessi e finiamola lì, così da evitarci tutta la tiritera di Tzipras, Varoufakis, Schaeuble e Moscovici che francamente ci avrebbe anche un po' rotto il cazzo. Tanto la trama, a questo punto, è inestricabile, servirebbe alla Grecia un deus ex machina, apò mēchanḗs theós, come nelle tragedie di Euripide, che faccia calare sull'Areopago mazzette di euri come se piovesse... è impossibile? Ci sarà pure un banchiere a Francoforte!

Violino tzigano

Proprio oggi ne parlavo, dicevo: se fossi io il presidente del consiglio agirei d'anticipo su Salvini e mi incaricherei dei campi rom sfilandogli l'argomento da sotto i piedi. Spetta oggi ad Alfano in qualità di ministro degli interni fare la voce grossa, ma resta il fatto che al netto del solito teatrino non ho mai compreso bene sulla base di quali diritti umani dovremmo in effetti tollerare la presenza di riserve indiane abusive la cui principale attività è la gestione del racket degli elemosinieri - personaggi da circo Barnum che fanno mostra delle loro deformità, vere o presunte, per spillare qualche soldo ai passanti - e la ricettazione di auto rubate. Non ci trovi Manrico, il trovator cortese, né Azucena la zingara della Biscaglia nei campi rom, tanto meno la Carmen di Bizet, è invece tutta una Gomorra che però non trova un suo Saviano. Allora io dico: il miglior alleato di Salvini è il caos attuale, il lasciare che tutto vada in vacca, con la certezza, al netto dei proclami in pompa magna sull'onda di questo o quel fatto di cronaca, che nulla in effetti cambierà. (non è olocausto, non è discriminazione razziale, così vale per i camorristi come per lo tzigano dall'aria triste e appassionata).

lunedì 1 giugno 2015

Fiducia nella scienza

«La crisi ha creato condizioni per cui le banche centrali hanno preso decisioni (efficaci) al posto delle leadership politiche: ma questo è un rischio, anche per la democrazia», così Danilo Taino su Sette. E' proprio quello che intendevo dire. Certo, io sull'efficacia non mi esprimo ma a leggere l'articoletto ci si trova perfettamente d'accordo. Taino ha perfettamente chiara la situazione e i rischi, «le banche centrali non hanno il mandato di fare politica e potrebbero uscire fuori strada», ma in un certo senso è fatale questo affidarsi ai lumi, e cioè alla scienza economica, ai tecnici, agli specialisti del settore. Anche per questo si svuota la democrazia, perché non basta la partecipazione popolare, l'essenziale è che questa partecipazione sia informata, consapevole, competente, cosa impossibile. Insomma, a cercare qualcosa che dia vera consistenza alla democrazia si finisce per ritrovarsi con un pugno di mosche. E' volatile, la democrazia, se non la zavorri vola via al primo soffio di vento, ma come speri di zavorrarla, facendo l'esamino di consistenza democratica al popolo elettore, proprio lui, che è più leggero dell'elio? Te la pigli così com'è e te la fai andare bene. Se la sapienza oggi si esprime al suo massimo grado nella conoscenza specialistica, tanto vale dare in mano tutto ai tecnici, che loro sapranno bene e meglio di noi ciò che è giusto fare, inutile anche andare a votare da ignoranti quali siamo delle leggi economiche, senza distinguere un QE da un LBO, non trovate?

Verità

Considerato che non si manifesta mai quello che sarebbe potuto accadere ma solamente ciò che in effetti accade, tutta le fantasmagoriche vicende della politica, con i suoi "se fosse" e i suoi "vogliamo che", non possono che ridursi a farsa e a commedia dell'arte. Errore casomai è il pensarsi liberi di volere, e così, pensandoci liberi, ci affezioniamo a questa o a quella causa. Ne consegue che ogni atto politico è intessuto nella trama della realtà nel posto esatto in cui deve stare, e così si disvela a poco a poco la grande tela dell'esistenza, più grande di Guernica, più maestosa della Cappella Sistina. Non vi piace? E chi se ne importa, sapeste quanto conta la vostra volontà! A questo proposito ci viene in aiuto una storiellina molto orientale:

"Una cornacchia volò verso una pietra che sembrava, là dove giaceva, un pezzo di grasso. Pensò la cornacchia: «ecco un boccone prelibato per il mio pranzo» ma, quando si accorse che non lo era, se ne volò via. Così noi, potenziali ricercatori di verità, facciamo come le cornacchie: ci avviciniamo alla pietra, ma abbandoniamo Gautama l'Anacoreta, appena cessiamo di trovare in lui il nostro diletto".

Sostituite il Gautama con qualsiasi altra divinità, che sia Dio o la fede nel progresso, e cioè la volontà di volere, la volontà di potere (qui intesa nel senso più ampio e non strettamente politico) e il gioco è fatto. Non vi piace nemmeno così? Di nuovo, non deve piacere a voi, non deve adattarsi per forza ai vostri gusti, la verità (così la verità è tale finché ci alletta, poi ce ne sbarazziamo e passiamo alla successiva e alla più interessante).

The day after

Troppo simpatiche Paita e Moretti per vincere, non le hanno capite, di fronte alla Paita anche Toti sembrava un gigante della risata, è un 5-2 bugiardo. Su Zaia, come da pronostico, non c'è stata storia, troppo leggerina la signorina depilzero per sperare di spuntarla. Il civatiano Pastorino ha fatto il suo bel dieci per cento, che per la sinistra, con 'sti chiari di luna, non è poco, anche in ottica scissione (una buona base per i nostalgici e i vagheggiatori di un mondo più giusto, un residuo fisso di candidi e di ingenui è fisiologico). Risibili i "ve lo avevo detto" dei cofferatiani feriti nell'orgoglio, non si capisce infatti come si possa creare più lavoro con certe idee di sinistra, nazionalizzando la Fiat, per esempio? Sciagurate romanticherie. Ma passiamo alla Campania. Pare che infine De Luca ce l'abbia fatta e non sarebbe il caso di fare troppo i delicati. La gioviale Ciarambino ha ottenuto un buon risultato, tutti a casa della Ciarambino a mangiare 'o capitone (son fatti così i cinquestelle, prendere o lasciare). Altro di interessante non ce n'è. Per conto mio sono già proiettato verso il futuro, verso l'altro Matteo, quello che ci salverà dai rom e dai terroristi, è lui il royal baby emergente, possibile che sarà lui il prossimo reggente di questa allegra democrazia formale, altro che l'implume Civati, converrà farci l'abitudine (l'alternativa è Casaleggio).