domenica 8 febbraio 2015

Ēthos anthrōpō daimōn

"Il carattere è il destino dell'uomo" diceva il saggio. Carattere, indole, inclinazione, comunque quella struttura attraverso cui si esprime tutto l'essere di una persona. Il carattere è il vaso che dà la forma all'acqua, l'acqua potrà anche assumere le forme più cangianti ma non potrà mai uscire dalla forma che la contiene, la quale pure lei talvolta diviene, ma molto più lentamente rispetto al suo contenuto. Per questo io dico: quando devi polemizzare con qualcuno individua prima la forma del vaso. Ti riuscirà più semplice cogliere nel segno, prevedere le mosse. Cerca sempre l'uomo dietro la teoria e ti sarà più facile smontarla, ma mi raccomando, senza dare troppo nell'occhio. Non è poi stupefacente che tutti quei miliardi di mutevoli processi biologici e non biologici che vanno a costituire in ogni istante quel meraviglioso fenomeno che è la coscienza diano come risultato un carattere per lo più stabile? La coscienza emergerebbe dalla media ponderata di un'infinita sequenza di scambi neuronali e chimici (gli amminoacidi!), e questa media ben ponderata darebbe come risultato una struttura caratteriale stabile, così stabile da essere disposta nella maggior parte dei casi ad entrare in conflitto con la realtà stessa pur di insistere e persistere nella sua forma: un grande numero di casi che dà come risultato un'apparente uniformità, come nel pointillisme, come nelle figure stagliate nel cielo dagli stormi di uccelli. Si direbbe c'entri un poco Boltzmann, il cui peculiare carattere lo condusse spedito verso il suicidio (e 'dáimōn' in questo caso è davvero appropriato).

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