sabato 26 luglio 2014

Basterebbe la certezza della governabilità per fare di questo paese un paese 'normale', ma il fatto è che troppo spesso la stabilità qui da noi viene squalificata a dittatura, perché abbiamo della democrazia un concetto tutto nostro, da bega di campanile. In Italia democrazia non significa governo degli eletti, in Italia democrazia significa governo di tutti, belli e brutti, vincitori e vinti, sommersi e salvati. Il vinto non si rassegna e fa la sceneggiata ai piedi del principe, lo accusa di autoritarismo e gli aizza contro la plebe finché il principe, che non vuole passare per stronzo, cede al ricatto della folla. Senonché l'ultimo principe in ordine di investitura si dimostra il più stronzo di tutti e la folla s'indispettisce, scalcia e frigna, come un bambino a cui abbiano tolto il giocattolo. Dietro al nobile ideale della difesa della democrazia si nascondono le pulsioni di sempre, quelle della pletora di consorterie che chiedono udienza al principe per spillare denaro e trattamenti di favore, la dittatura dell'interesse particolare su quello generale. Una legge elettorale che dia la certezza della governabilità e un parlamento più snello ed efficiente, la linea sottile che divide il diritto di emendare dall'ostruzionismo in sé e per sé. Mi viene da pensare che un paese in cui in primis non si ha alcuna fiducia nel popolo non sia nemmeno in grado di esprimere una democrazia (l'Italia è quel paese in cui il popolo si lascia affascinare dal caudillo di turno... e allora commissariamolo e finità lì).

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