domenica 27 aprile 2014

Può essere riduttivo intendere Dio come una semplice proiezione di desideri inconsci e frustrazioni originarie dei mortali che proiettano l'impossibile fuori da sé (desiderio di immortalità, di onnipotenza, di giustizia, ecc.), però funziona e funziona soprattutto se si vuole contestualizzare storicamente l'idea che ci siamo fatti e ce ne facciamo tutt'ora. Ad esempio, calati nel contesto prestigioso della canonizzazione di Roncalli e Wojtyla fra re e regine, principi e velette di un'epoca che fu, nell'incanto del momento, ad alcuni - tra cui anche al Renzi che è facilmente impressionabile - potrebbe venire il dubbio che esista veramente il Dio della tradizione, quel Dio che infondeva un poco del suo potere nelle monarchie ereditarie e si incarnava nell'ordine stesso del mondo. Metti poi che una folata di vento sollevi qualche pagina significativa di un passo del Nuovo Testamento e che la richiuda a comando nei tempi e nei modi di una coreografia ben studiata... be', il gioco è fatto. Non torneranno i bei vecchi tempi ma almeno se n'è fatta una bella rievocazione, come per Austerlitz o la battaglia di Gettysburg, della quale anche quest'anno ricorre l'anniversario.

prestigióso agg. Farsi prendere dall'incanto, dal gioco di prestigio, cedere alla fascinazione, con riferimento al viluppo dei sensi e al loro insieme intricato.

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