mercoledì 11 luglio 2012


C'è sull'alto del ramo, alta sul ramo 
più alto, una mela
rossa:
dai coglitori fu dimenticata.
Dimenticata? No! non fu raggiunta.

Diogene di Sinope, che viveva in una botte, non aveva bisogno di nessuno per essere felice, bastava a se stesso e niente lo infastidiva. Finché un bel giorno cominciò a ronzargli attorno un giovane dai bei lineamenti, non troppo effeminato, per la verità, ma con un paio di gambe che avrebbero fatto l'invidia di Apollo e dei glutei che non si sarebbe potuto sognarne di meglio. Che fare? Il filosofo, sulle prime, resistette, troppo disdicevole per un cane della sua levatura cedere ai bassi istinti, bisognava resistere e crearsi degli impedimenti. Il giovane Eufallo però non se ne andava, gli ronzava attorno come un moscone, era pulito e gli ravvolgeva il piede un sandalo ricamato, di porpora, lavoro perfetto di Lidia. "Troppa pulizia è segno di troppa civiltà", si diceva tra sé e sé il vecchio filosofo, ma non ne era del tutto convinto. "Disturbo se mi metto qui o le faccio ombra?". "Fai di me ciò che vuoi" pensava, ma gli uscì il solito "non mi infastidire!". Nel frattempo il giovane, che tra i due era di gran lunga il più intelligente, gli si fece invece ancora più vicino e tutta la filosofia del vecchio si dissolse in un istante. Cola sudore, da dietro lo prenda, più boia d'un cane sono e la morte così poco lungi mi sembra... che fai, o Diogene, con in mano la tua lanterna?

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