martedì 19 giugno 2012

Binario, triste e solitario

Quando a scaderti è l'oggetto del desiderio dalla frustrazione passi all'incazzatura in un paio di secondi, incazzato innazitutto con te stesso per via delle tue debolezze che ti fanno perdere del tempo dietro a delle emerite puzzette, ma ragazzi, il bisogno è tanto e a volte ci si venderebbe l'anima pur di soddisfarlo, costi quel che costi. Oddio, lo sento, sto lentamente scivolando nella fase "vendetta e freddo" che di solito è foriera di guai, è la parte di me che è calabrese, non ci posso fare niente. Cercherò di starmene buono buono che dobbiamo dare l'immagine delle persone civili. In questo guaio in fondo mi ci sono messo io e gli altri non c'entrano niente, bisogna che me lo metta bene in testa magari scrivendolo cento volte sulla lavagna. Piuttosto, che fare? Cambiare proprio città che qui mi sento soffocare? E' come se da questa parti non esistessero animali a sangue caldo. Però c'è il lavoro e chi può permettersi di mandare all'aria un lavoro di questi tempi? Certamente non io. Il buco nella rete del ponte della ferrovia, quello che attraverso ogni mattina, però poi mi dico: io non gliela do a Como la soddisfazione di ammazzarmi. Magari, chissà, ci scivolo inavvertitamente. (scherzo). Allora, dunque: sono prigioniero del mio lavoro e dovrei anche essere contento di averne uno, ironia della sorte: lavorerò a Como fino all'età della pensione, solo ma con un lavoro che mi permetterà di pagare l'affitto ma non la casa di riposo. Che stavamo dicendo della ferrovia?

8 commenti:

  1. Storia:
    si conoscevano da ragazzini perché frequentavano lo stesso mare, poi non si erano più visti sino alla festa del 50° compleanno di un'amica comune. Sposatissimi entrambi e con prole.
    Bon, lui abitava e lavora a Milano, lei abitava e lavora vicino a me.
    Hanno preso casa a Como, entrambi si fanno due ore di viaggio ogni giorno e sono felici.

    Questo per dire che uno può lavorare a Como e vivere a Milano, a Varese, a Dovevuolequasi. No? :)

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  2. Sì sì, ok, ma se da queste parti occorre aspettare fino al 50° compleanno allora preferisco la ferrovia.

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  3. Il 50° compleanno era dell'amica.
    Il ragionamento non è quello, ma: a fronte di una città poco consona alle relazioni umane (e qui concordo su tutta la linea, come dice un amico: splendida geografia, pessima sociologia) e al dato inamovibile del luogo di lavoro, si può postulare che sia fattibile lavorare a Como e vivere altrove, se ben motivati.
    Quindi, sì alla ferrovia, ma da sopra.
    Corollario: frequentare amici/amiche ché nel 1° o 2° grado di separazione c'è la persona adatta a te.

    y final: non è un'opzione, è un dato di fatto. È possibile decidere il quando ma, essendo un'espressione assoluta di autodeterminazione (e, a volte, di patologica onnipotenza), sarebbe opportuno esercitare l'opzione a mente serena. :)))

    Qui mi placo, ché forse mi son fatta prendere la mano dal furor sanandi :)))

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  4. guarda, non ci ho capito molto, me la studio a casa con calma ;)

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  5. "Corollario: frequentare amici/amiche ché nel 1° o 2° grado di separazione c'è la persona adatta a te."

    La cosa è semplice, qui a Como non ho amici e amiche da frequentare, per questo la mia solitudine e disperata, altrimenti stavo bene.

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  6. Nemmeno io ho amici a Como, se può consolare. Penso sia impossibile averne. Sono undici anni che vivo qui e non mi ci sono mai abituata. E ora sto pure perdendo il lavoro.
    Ho letto che un paio di settimane fa Piazza Cavour è stata invasa dai liquami. Troppo facile la battuta.
    Se devo vedere un film decente mi tocca andare a Varese.
    Ora, Forma, non pensare che io ci stia provando perché donna felicemente maritata sono, ma sappi che se qualche volta ti andasse di condividere un certo disgusto esistenziale con due comaschi molto atipici, noi esistiamo. Si può anche, molto banalmente, andare a vedere un film, senza farsi troppe menate che - lo dico soprattutto a me stessa - non servono a niente.

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  7. Ah ma sei di Como, exit? Andiamo pure a vedere un film ma va bene anche una chiacchierata, almeno per conoscere dei comaschi validi, va sempre bene.

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  8. Non siamo adoratori della triade denaro-macchina-casa, è questo che ci rende così poco comaschi. Io poi non possiedo né una cintura Gucci né un portafoglio Burberry, il che fa di me automaticamente una reietta. Ringraziando il cielo non abitiamo in città. A risentirci.

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